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La recente eruzione del vulcano Etna, a nord di Catania, è un fenomeno consueto. Il vulcano, che è il più grande d'Europa con un'altezza che supera i 3300 metri, una circonferenza alla base di 250 chilometri e una superficie di circa 1400 chilometri quadrati, è infatti attivo e gli abitanti della zona convivono da sempre con lapilli, fumi, ceneri, colate ed esplosioni. Le fontane di lava alte duecento metri e le due colate lungo i fianchi visibili nel giorni scorsi persino da Siracusa, Taormina e Reggio Calabria non hanno costituito un pericolo per la popolazione, questo nonostante l'attività sommitale sia stata intensa e ieri si sia registrato uno sciame sismico. Molte mappe geografiche riportano un secondo nome per l'Etna, che più precisamente si riferisce al suo asse eruttivo, ovvero Mongibello, nome che deriva dall'unione della parola di origine romana «mons» e della parola di origine araba «gibele» o «jebel», che hanno entrambe il significato di montagna. Altra bocca eruttiva è il Trifoglietto dove giace la Valle del Bove. Gli strati su cui poggia l'Etna sono molto antichi e la storia di questo vulcano inizia probabilmente circa 500mila anni fa. Il vulcano detiene il record di eruzioni nel corso dei secoli: la prima grande eruzione risale al 1500 prima di Cristo. L'Etna, per via della sua incessante attività, è un vulcano-laboratorio del progetto di ricerca Environment dell'Unione europea, a cui partecipano studiosi di tutta Europa.
Etna, il gigante che non dorme
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